mercoledì 12 agosto 2009

E’ iniziato il dibattito sul dopo Comunità montane, diversi blog affrontano il problema anche se mi sembra di notare che non ci sia un’eccessiva partecipazione (esclusi i soliti noti).
Di primo acchito pare che i super interessati alla soppressione dell’ente siano per lo più chi ha avuto benefici dallo stesso, magari perché lo controllava politicamente. Certo nessuno può negare che la Comunità montana della Carnia sia servita soprattutto a quei sindaci o ai loro delegati che politicamente stanno a sinistra.
Quando si parla di enti inutili e della necessità di ridurli, la classe politica a parole è sempre d’accordo, nelle campagne elettorali tutti si sentono promotori e unici garanti per questo sentir comune, salvo poi, a spartizioni avvenute, pensare che gli unici enti da sopprimere siano quelli che non controllano direttamente. Questa mentalità pare sia difficile da cambiare, (almeno in quelle persone incancrenite nelle poltrone di comando) ma è necessario rendersi conto che la barca pubblica sta affondando e non ci sono scialuppe di salvataggio, o ci si rende conto di questo o affondiamo tutti.
Non posso negare che le Comunità montane, e in particolar modo quella della Carnia, siano state promotrici di iniziative lodevoli, ma non si può neanche negare che queste iniziative potevano essere intraprese da altri enti, questo per dire che le Comunità montane sono state si utili ma non sono indispensabili.
E’giusto eliminarle perché prima di tutto costano (e non sto parlando delle giunte), costano perché ci sono troppi dipendenti, costano perché i tempi di attuazione dei programmi si allungano (a volte le Comunità montane impiegano ad utilizzare i fondi messi a disposizione con tempi maggiori rispetto a quelli regionali) e tutto questo ha un costo elevatissimo per la società civile.
Il futuro potrebbe essere dei Comuni di vallata, speriamo solo che costino meno e che si occupino maggiormente degli interessi collettivi e meno di quelli di partito.